Il gattile di Cesena nel mirino.....di una Reflex
Foto di Alice Astolfi e Fabio Paiano, testo di Alice Astolfi
Com'è fatto un gattile? Chi se ne occupa? Come viene gestito?
Impugnate le nostre macchine fotografiche, siamo andati a scoprirlo per voi.
Lo scrigno del gattile è una solida recinzione verde, più modesta di quello che probabilmente ci aspettavamo, ma con una sua precisa finalità: garantire ombra e tranquillità ai gatti che lo abitano.
Varcata la soglia, ci accoglie la responsabile
Mariangela Baiardi, che ci spiega che la struttura è nata per volere suo e delle
volontarie che vi prestano servizio ed è frutto del lavoro delle mani di tante
persone di buon cuore che hanno offerto il loro aiuto per la costruzione ed il
recupero dei materiali necessari, in una condizione in cui gli unici fondi erano quelli del Comune di Cesena, ed i sostegni economici esterni non bastavano mai.
La prima cosa che ci colpisce è che mentre
parliamo, mentre esploriamo l’ambiente attraverso l’occhio delle nostre reflex,
i gatti ci osservano e ci vengono incontro in cerca di coccole e carezze.
A volte è quasi difficile scattare, perché mentre si inquadra un gatto, un altro è gia pronto a strusciarsi contro di noi facendo le fusa….ed è una cosa che ci riempie il cuore.
Per chi come me non aveva mai accarezzato un gatto “diverso”, è incredibile scoprire come soggetti con la vista compromessa possano fidarsi e chiedere affetto fin dal primo contatto, o che senza l’uso di una zampetta possano comunque saltare, correre e muoversi agilmente.
A volte è quasi difficile scattare, perché mentre si inquadra un gatto, un altro è gia pronto a strusciarsi contro di noi facendo le fusa….ed è una cosa che ci riempie il cuore.
Per chi come me non aveva mai accarezzato un gatto “diverso”, è incredibile scoprire come soggetti con la vista compromessa possano fidarsi e chiedere affetto fin dal primo contatto, o che senza l’uso di una zampetta possano comunque saltare, correre e muoversi agilmente.
I mici sostano in ogni angolo di prato, ovunque
possa arrivare il nostro sguardo, e con la loro innata tranquillità osservano
il frenetico via vai di persone che anima l’intera struttura.
C’è tanto da fare infatti al gattile: pulire
l’ambiente, i box e le cucce, distribuire il cibo, prendersi cura dei gatti
malati, organizzare le consegne e la sistemazione dei materiali (trasportini,
medicinali, coperte…), accogliere le aspiranti famiglie adottive.
Cure particolari inoltre sono dedicate ai cuccioli,
che vivono all’interno della struttura in apposite gabbiette, che li proteggono
dalle malattie ma li costringono purtroppo in un ambiente ristretto.
Diversamente da quanto immaginavamo infatti, è prioritaria l’adozione dei cuccioli, perché mentre i soggetti adulti sono già sereni ed abituati all’ambiente, loro hanno bisogno di più cure, affetto e spazio in cui socializzare.
Diversamente da quanto immaginavamo infatti, è prioritaria l’adozione dei cuccioli, perché mentre i soggetti adulti sono già sereni ed abituati all’ambiente, loro hanno bisogno di più cure, affetto e spazio in cui socializzare.
È davvero tanta la dedizione con cui le volontarie
si occupano del gattile, ma il lavoro è troppo…troppo per una manciata di
ragazze contro i circa 200 gatti presenti, sommati ai quasi 300 che abitano le
colonie feline sparse nel territorio.
Vederle in azione ci fa sentire piccoli….cosi piccoli di fronte ad un lavoro grande come quello che loro svolgono ogni giorno per puro amore e passione per questi splendidi animali.
Quello che possiamo fare, e che anche voi potete fare, è aiutarle con un piccolo sostegno economico, rifornimento di materiale inutilizzato (vecchie coperte, maglioni, trasportino…) o perché no, diventando volontari.
Vederle in azione ci fa sentire piccoli….cosi piccoli di fronte ad un lavoro grande come quello che loro svolgono ogni giorno per puro amore e passione per questi splendidi animali.
Quello che possiamo fare, e che anche voi potete fare, è aiutarle con un piccolo sostegno economico, rifornimento di materiale inutilizzato (vecchie coperte, maglioni, trasportino…) o perché no, diventando volontari.
Alice Astolfi